Paesi e tradizioni
La Val Masino è un territorio ricco di storia e tradizioni secolari che si tramandano da generazioni. Alcune di esse, grazie all’attaccamento e allo spirito di appartenenza dei suoi abitanti, sopravvivono ancor oggi permettendo alla Valle di conservare e perpetuare la sua identità fortemente e inevitabilmente legata alla montagna, all’agricoltura, alla pastorizia e alla preservazione del territorio.
Il territorio
Per secoli i valligiani hanno costantemente praticato un’intensa opera di conservazione e manutenzione del proprio territorio: durante la stagione primaverile, ad esempio, venivano messe in atto alcune operazioni, dialettalmente conosciute come “Mundà e Rögà” ovvero una serie di attività volte alla pulizia dei prati e alla sistemazione dei muretti. Un’opera che trasformava la Valle in un immenso e rigoglioso giardino. Sono infatti note le lussureggianti fioriture dei prati e dei pascoli, ricchissime di varietà di specie, dai colori e dai profumi unici in tutto l’arco alpino.
Storia e religiosità
Come in altri luoghi simili da un punto di vista sociale, territoriale ed economico, in Valle è sempre stato forte l’attaccamento alla Chiesa, intesa come punto di riferimento e luogo di aggregazione per tutta la comunità. Nel passato infatti il curato era all’occasione medico, ostetrico, banchiere, confessore, insegnante.
I centri urbani
Il comune di Val Masino (Val Màsin in dialetto valtellinese) conta poco meno di 900 abitanti distribuiti sulle tre frazioni più importanti e tutt’ora abitate in valle: Cataeggio, sede del Comune di Val Masino, e primo centro abitato che si incontra provenendo dal fondovalle, quindi Filorera dal quale si accede alla Valle di Preda Rossa e infine San Martino, luogo di accesso alla Riserva Naturale della Val di Mello e alla Foresta Regionale dei Bagni di Masino.
CATAEGGIO
L’antica comunità era composta da sedici famiglie, raro esempio di vita comunitaria sull’arco alpino che si innestava sulla condivisione dei beni, gestiti per secoli dalla comunità, in armonia e con rigoroso rispetto di regole e precisi statuti.
In paese di distingue la Chiesa di San Pietro patrono del paese che risale al 1638. Al suo interno, preziose sono la sua sacrestia in legno di noce intarsiato, opera di Giuseppe Scotti del 1772/73, e la “Via Crucis” acquistata da un prete del convento di Traona.
Di grande prestigio è l’organo, tuttora in funzione, realizzato in collaborazione con la cantoria dalla famosa ditta Serassi di Bergamo nel 1866.
Di pregio sono anche i due dipinti del Gavazzeni (1841-1907) realizzati su lamiera per gli altari della Madonna Addolorata e dell’Angelo Custode.
Interessante è anche il centro storico al quale si accede attraverso un arco di pietra, vera e propria porta di accesso al paese vecchio, le case sono in pietra con i tipici ballatoi in legno e i tetti a due spioventi con lastre di beola.
FILORERA
La più piccola delle tre frazioni ha una bella chiesetta dedicata a San Gaetano, sul timpano della semplice facciata si legge la data del 1695.
Affascinanti sono il caratteristico e storico ponte di pietra che scavalca il torrente Masino e il laghetto del” Moss” che in estate si trasforma in un magnifico “lido” dove rilassarsi e rinfrescarsi tuffandosi piacevolmente nelle sue splendide e ormai rare acque cristalline.
SAN MARTINO
Una delle più antiche frazioni della valle, dominata da un bel poggio dall’omonima chiesa parrocchiale, che ha come patrono San Benedetto martire, le cui spoglie furono portate a San Martino da Don Pietro Cotta, nativo del paese e vissuto a Roma alla fine del ‘600.
Famosa è la processione allestita in occasione della festa del Santo Patrono attraverso le vie del paese con la reliquia del Santo e gli antichi tradizionali paramenti.
Val di Mello
Così la definisce Mario Soldati
” Nello sfondo ci sfolgora dinanzi una colossale catena di picchi, di torri, di cuspidi, un formidabile frastaglio nero e bianco, roccia e ghiaccio, roccia e neve: uno scenario altissimo , immenso, innegabilmente vero e tuttavia fantastico, teatrale, bello di quella misteriosa bellezza che è propria di ogni grande opera d’arte”
Predarossa
Piccolo angolo di Paradiso, si presenta con due pianori, il primo è attraversato dal torrente Duino che forma una serie di anse, il secondo è un giardino con una varietà di fiori di alta montagna di rara bellezza, entrambi sono sormontati dal Monte Disgrazia , che anticamente si chiamava Monte Bello e dai Corni Bruciati colorati con tutte le sfumature di rosso.
Bagni Masino
Antica stazione termale ubicata in un angolo suggestivo della valle, circondata da una delle foreste più importanti della Regione Lombardia è stata per secoli una meta ambita dalla borghesia e dalla nobiltà milanese , abbiamo testimonianza di uomini illustri che qui hanno soggiornato.
Una lettera datata 1462 firmata dal Podestà di Morbegno e indirizzata al Duca Francesco Sforza segnalava già all’epoca la presenza di un bagno che sfruttava le acque “salutari per ogni languore”.
Tradizioni
I PARAIÖ
La chiamata dell’erba all’inizio della primavera vede la partecipazione di tutta la comunità, si fa a gara a portare i campanacci più belli, possibilmente quelli indossati dalle “Regiore”, le mucche più forti, vincitrici dello scontro con tutte le altre organizzato il primo giorno in alpeggio.
Il rito dei paraiö si conclude con una polenta cunscia conviviale a cui partecipa tutta la comunità.
EL ROGAZIUN
Un tempo la fine dell’inverno era celebrata con un rito religioso: El rogaziun
Si partiva da Cataeggio alle cinque di mattina in processione, per andare a Cornolo a celebrare la Messa nella piccola chiesetta della frazione, invocando l’aiuto e la protezione di tutti i Santi per avere un buon raccolto. L’atmosfera era molto suggestiva quando nei prati spuntavano le prime violette.
LE MASCHERE
Dopo l’Epifania, la sera gruppi di giovani con abiti dismessi e il volto coperto da un panet giravano le povere case con l’armonica a bocca a portare un po’ di allegria alle famiglie, intorno al focolare.
LE FESTE PATRONALI
San Pietro a Cataeggio
San Gaetano a Filorera
San Benedetto a San Martino
Le processioni del Santo Patrono sono tuttora un momento fortemente identitario e di grande condivisione: si paga per portare la statua del Santo, si organizzano giochi e lotterie, famosa quella di Cataeggio dove il vincitore porta a casa un maialino vivo proveniente dall’alpeggio di Sasso Bisolo.
I POIATT
Un tempo quando la monticazione si verificava su tutti gli alpeggi, a Ferragosto in ognuno, veniva acceso un enorme falò Poiatt, i pastori riuniti intorno al fuoco cantavano a squarciagola le canzoni di montagna che si sentivano ovunque , era questo il modo per scambiarsi i saluti da un alpeggio all’altro.
EL GIGIAT
Leggendaria creatura dei boschi, dotata di corna e piedi caprini è sempre stata presente nell’immaginario collettivo della valle.
Quando appariva sulle montagne era portatrice di prosperità e abbondanza.
Un tempo la nostra gente per ingraziarsela lasciava fuori dalla porta di casa pane e formaggio.